Spettri: un attualissimo dramma
Il 18 Dicembre 2019, la classe II H è andata a Palermo a vedere “Spettri” di Henrik Johan Ibsen, un drammaturgo, poeta e regista teatrale norvegese del diciannovesimo secolo.
La storia è ambientata in una casa borghese del diciannovesimo secolo e narra la storia della signora Alving: una donna costretta ad una vita di degrado e di disagio a causa del suo matrimonio.
Infatti il suo consorte, il signor Alving, ha condotto una vita miserabile e pericolosa (anche se ha la fama di un uomo dai sani valori). Arrivata al limite, la signora scappa di casa mancando ai suoi doveri di donna di famiglia, poco dopo il signor Alving muore schiacciato dai suoi vizi. Da quel momento la signora diventa il capofamiglia e si occuperà dei possedimenti del defunto Signor Alving. A dieci anni di distanza dalla morte del consorte la signora inaugurerà un orfanotrofio in onore di suo marito, rivedendo suo figlio il quale allontanò durante l’infanzia per non compromettere la sua crescita.
La storia di una famiglia distrutta in partenza che, con il ritorno del figlio prodigo a casa, rivive gli spettri del passato.
Lo spettacolo è stato rappresentato nel Teatro Libero, un teatro a pochi passi dal Foro Italico.
Dopo essere arrivati ed esserci seduti, uno dei responsabili ha provveduto a farci un prologo per farci comprendere al meglio il dramma che da lì a poco avremmo visto.
Ha spiegato che questo è un dramma borghese, cioè una storia in cui i protagonisti fanno parte del ceto agiato, ma non nobile. Questo particolare dramma raffigura i borghesi nelle loro disavventure, ispirazioni e quotidianità.
Proprio i lavori di Ibsen (o almeno i più famosi) sono drammi borghesi poiché lui smitizza alcuni dei valori borghesi, tra cui il matrimonio e il ruolo della figura femminile in quest’ultimo, di fatto Ibsen ebbe non pochi problemi nella rappresentazione delle sue opere. Per il pubblico dell’epoca era troppo scandalosa la rappresentazione di donne che fanno scelte di vita così indipendenti.
Dopo questa breve introduzione è iniziato lo spettacolo.
Lo spettacolo si è svolto con l’ausilio di una scenografia minimalista formata da dei pannelli rettangolari monocromo.
Il pubblico ha seguito in silenzio e immobile il cast che si è dimostrato oltremodo valido, narrando le disavventure della famiglia Alving.
A spettacolo finito, il cast è uscito a prendersi gli applausi ed è rimasto per rispondere alle domande del pubblico.
Sono state poste alcune domande anche da noi: la prima chiedeva se, a un secolo e mezzo di distanza dalla prima rappresentazione di questo dramma, si possa essere soddisfatti del percorso fatto per l’emancipazione femminile e i diritti delle donne.
Il cast ha risposto negativamente.
Ha infatti risposto che nonostante si stia andando nella direzione giusta, siamo ancora molto indietro rispetto l’obbiettivo da raggiungere.
La seconda domanda chiedeva quali fossero le emozioni e i valori che volevano trasmettere.
Il cast era dell’opinione che quest’opera dovesse lasciare un senso di sgomento interiore e che per loro era una “piccola vittoria” quella di avere dei ragazzi così giovani che trattino argomenti come quello dell’emancipazione femminile.
Una storia tragica unita ad un cast d’eccezione che viene a ricordarci per cosa stiamo lottando tutti i giorni da così tanto tempo.