Riapre la redazione del giornale scolastico
Immaginiamo un paese che, per far fronte ad un inevitabile collasso, cominci a tagliar magistralmente le proprie fondamenta. Istruzione, ricerca, sanità, cultura ridotte all’osso, demolite della loro natura di madri del popolo. Un cane che si morde la coda. Immaginiamo un paese in cui l’informazione, pericoloso palcoscenico della vox populi, sia soltanto una proprietà privata. Un paese in cui bastano delle buone capacità oratorie, un ammiccante sorriso per ottenere il consenso di una buona fetta della popolazione, incantata quasi, dalle promesse di chi non ha nulla da perdere perché già possiede tutto. Non è possibile che esista un posto così, no? Eppure dicono che nel bel paese il tempo delle tristi favole stia finendo: parlano di spread, parlando di numeri mentre le madri continuano a vedere i propri figli fallire. Gli insegnanti, gli alunni, le intere strutture scolastiche sull’orlo dell’abisso, un abisso che ci porta a dire basta. Un basta che non suona come una resa, ma come un intento, vero, di reagire alla casta, di proporre nuove armonie dissonanti nel panorama del collasso del nostro paese. Chi vive di utopie lo sa bene: l’animo umano si lega facilmente allo status quo, e tanto lentamente se ne distacca. L’uomo, per sua natura, si adagia sul letto statico del “laissez faire, laissez passer” senza voler giocare un ruolo nella scacchiera della propria comunità. Possiamo definire il nostro inconscio come una trappola per il nostro Io, creiamo dei limiti affinché il mondo non sia in perenne conflitto tra i tentativi di autodeterminazione di ognuno di noi, ma l’estremo liberalismo, quasi egoista, conduce inevitabilmente all’inibizione delle capacità del prossimo e quindi al fallimento dello stesso, che è privato della possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Le abilità di ogni singolo individuo devono, allora, essere trasmesse alla società come bene comune e, attraverso il merito, destinato al presente e al futuro.
Adesso, a cosa ambiamo? Proviamo, anche per poco tempo, a cercare di essere qua artefici del nostro futuro cominciando sin da ora a modellare i nostri progetti e, attraverso questa redazione giornalistica improvvisata, a percorrere un’esperienza che, seppur breve ed impercettibile, possa essere d’ispirazione sia per noi che per voi.
Alessandro Siraugsa