Omero, Iliade – Recensione
Da sempre gli uomini ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco”
Baricco riprende il poema epico di Omero –l’Iliade-, riadattandolo e riscrivendolo per un pubblico più ampio. Il libro è di facile comprensione e non necessita di alcuna parafrasi, al contrario del poema. In diciassette capitoli viene riportata la storia di una delle guerre più famose al mondo: quella di Troia. La particolarità è data anche dal fatto che Baricco non introduce gli dei, tutta la scena è vissuta dal punto di vista dei personaggi terreni. Nell’ultimo capitolo, intitolato “Un’altra bellezza. Postilla sulla guerra”, l’autore spiega perché ha deciso di riscrivere l’Iliade: il poema è “un monumento alla guerra” come scrive lui stesso, ma riassume i veri e puri insegnamenti e valori che bisogna avere nella propria vita. E’ una storia scritta da vincitori, ma nella memoria rimangono impressi grandi personaggi come Priamo, Ettore e sua moglie Andromaca. Baricco dà peso proprio all’aspetto femminile dell’opera, ammettendo che “in primis” sono sempre le donne a volere la pace, desiderando una civiltà quasi clandestina, “libera dal dovere della guerra”. Quando Ettore torna a casa dalla moglie prima della battaglia, questa gli chiede di essere marito e padre prima che eroe e guerriero. Entrambi sostengono dei motivi ragionevoli, ma Andromaca ci spiazza con la sua umanità, che forse inizialmente può essere confusa per egoismo. Le donne sono monumenti alla vita, ed Andromaca ne è un chiaro simbolo. E il ruolo di queste si ritrova spesso: quando gli uomini, anziché combattere, dialogano, per esempio. Rinviano inconsciamente la battaglia, facendo uso di un’arma più potente, la parola.
Ma come si può giungere alla pace? Quella semplice, pura? L’Iliade ce lo insegna proprio grazie ai suoi guerrieri, che al contrario esaltano la guerra: “da sempre gli uomini ci si buttano (nella guerra) come falene attratte dalla luce mortale del fuoco”. L’Iliade ci fa comprendere che se solo ci fosse un’altra bellezza su cui scagliarsi, tutti l’accetteremmo di buon grado; ci insegna che si può cambiare il proprio destino senza rubare quello altrui.
Alessandro Baricco nasce a Torino il 25 gennaio 1958; è uno scrittore, saggista, critico musicale, conduttore televisivo, pianista, sceneggiatore e regista italiano, fra i più noti esponenti della narrativa italiana contemporanea.
Dopo la laurea in filosofia con Gianni Vattimo, pubblica alcuni saggi di critica musicale (la passione per la musica classica gli è stata trasmessa dai genitori, e la sua cultura in questo campo è frutto del suo studio personale. È inoltre diplomato in pianoforte al Conservatorio): Il genio in fuga (1988), su Rossini, e L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (1992), sul rapporto tra musica e modernità. Collabora come critico musicale per Repubblica e sulla pagina culturale per La Stampa. Baricco lavora anche in televisione, nel 1993 come conduttore di L’amore è un dardo, trasmissione di Raitre dedicata alla lirica e nel 1994 come ideatore e conduttore di un programma dedicato alla letteratura dal titolo Pickwick, del leggere e dello scrivere, affiancato dalla giornalista Giovanna Zucconi.
Nel 1998 con il regista teatrale Gabriele Vacis cura il programma Totem, delle lezioni sull’amore per la lettura a cui seguirà una tournée nelle piazze italiane (dello spettacolo, trasmesso anche su Raidue, sarà pubblicato un libro della Fandango Distribuzione e due videocassette della Rizzoli). Durante gli anni novanta Baricco si afferma pubblicando i romanzi: Castelli di rabbia (1991), Oceano mare(1993), Seta (1996), City (1999), Senza sangue (2002). Nel 1994 esce Novecento. Un monologo, non un vero e proprio romanzo quanto un lavoro teatrale (con Eugenio Allegri e la regia di Gabriele Vacis a partire dal 1994, con Arnoldo Foà in un nuovo allestimento nel2003) e un film, La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore. Per Feltrinelli pubblica due raccolte degli articoli scritti per la Stampa e Repubblica (Barnum, del 1995, e Barnum 2, del 1998).
Scrive anche, nel 1996, un testo teatrale per la regia di Luca Ronconi: Davila Roa, andato in scena al Teatro Argentina di Roma e mai pubblicato. Nel 2002 pubblica Next (Feltrinelli), breve saggio sulla globalizzazione. A febbraio 2003 esce Partita spagnola per Dino Audino Editore, una sceneggiatura scritta da Baricco nel 1987 a quattro mani con Lucia Moisio, sulla storia di Farinelli, la voce bianca del Settecento (poco aderente ai dati storici del personaggio, in realtà). Nel 2004 pubblica Omero, Iliade (Feltrinelli), un lavoro sulla traduzione di Maria Grazia Ciani dell’Iliade da cui Baricco trae un reading teatrale.
Nel 2005 passa dalla Rizzoli alla casa editrice Fandango di Domenico Procacci, con cui pubblica il romanzo Questa storia. Dopo l’esperienza televisiva, ha fondato, insieme ad altri soci, la Scuola Holden a Torino, dove si studiano tecniche della narrazione con uno sguardo multidisciplinare. Nel periodo tra maggio e ottobre del 2006 ha scritto su La Repubblica un “romanzo-saggio a puntate”, I barbari, su quella che lui definisce la ‘mutazione’ in atto nella civiltà postmoderna. I lettori possono esprimere un commento sul sito internet del giornale. Il saggio è pubblicato con qualche aggiunta nel 2006.
Nel 2007 esce la trasposizione del romanzo Seta. Il film è prodotto da Domenico Procacci della Fandango e il regista è il canadese François Girard. Nel cast Michael Pitt e Keira Knightley. Baricco, al contrario che nel film di Tornatore, questa volta ha curato personalmente la sceneggiatura. Nell’autunno dello stesso anno, presso l’Auditorium Parco della Musica, Baricco va in scena con un nuovo spettacolo tratto da Moby Dick di Hermann Melville, accompagnato da musiche originali di Nicola Tescari eseguite dalla Roma Tre Orchestra. Dal dicembre 2011 scrive ogni domenica un articolo per La Repubblica, recensendo i migliori cinquanta libri letti negli ultimi dieci anni.
Sarah Rosa Torregrossa