L’Italia nuova
All’indomani, e qualcosina in più, delle ultime elezioni politiche senza vincitori siamo di fronte ad un film molto simile dai precedenti: molto simile è il cast, molto simile è il copione. E mentre Guicciardini sogna da più di cinquecento anni un’Italia liberata da tutti e’ barbari e liberato el mondo dalla tirannide di questi scelerati preti, siamo ancora fermi, paralizzati, ad aspettare qualche principe o qualche cavaliere che possa tirar fuori dal cilindro, quasi fosse un abile illusionista, la soluzione agli svariati problemi italiani; eppure questa non è una favola e non c’è alcun mago, o alcun condottiero. Il parlamento è immobile, spaccato in parti che propongono, così tanto, da andare l’uno contro l’altro. Divertente il comico satirico Maurizio Crozza che, a Ballarò, prova ad immedesimarsi nel pensiero del presidente della Repubblica Napolitano e, con una certa nonchalance, rincara la dose lasciando trapelare una certa, comprensibile, confusione del capo di stato uscente. I risvolti non ci sono, in uno stallo che suona di resa. Il cambiamento tanto annunciato è bloccato, reietto dagli schieramenti avversi o da saggi che non sono altro che soliti nomi, soliti visi che portano su di loro pesi che forse non potrebbero sostenere.
Non ci sono vincitori, ma che fine hanno fatto i vinti? Siamo sempre qua ad ingoiare il solito boccone amaro, l’ennesimo.
La gente ha ormai preso le distanze dalla politica, la gente che dovrebbe essere la politica nella sua forma più immanente e quest’ultima, di conseguenza, prende le fattezze di arte della complessità e dell’inciucio. Lentamente si è perso il vero significato del fare politica per il cittadino che si mette a disposizione della comunità per la realizzazione del benessere comune. Ma è intrinseca nella natura di ciascuno di noi l’essere solidale nei confronti dell’altro, basterebbe soltanto, almeno per una volta, riuscire a far uscire questo antico sentimento e lasciare che prenda il sopravvento.
Ed è all’interno di questo parlamento che si sta assistendo a questa ripopolazione dell’emiciclo da parte dei cittadini che ambiscono ad attuare quel tanto annunciato cambiamento, slogan di tutte le campagne elettorali. Un parlamento che, però, si trova spaccato in due parti che potremmo definire una riformista, realmente impegnata nell’attuazione di tale cambiamento, ed un’altra conservatrice, che si ostina a mantenere la stessa, vecchia, politica del piatto di lenticchie, degli incontri segreti e delle false promesse. Non bisogna fare nomi, o accusare fazioni. Il concetto supera il definire dei colpevoli perché tutti, chi più chi meno, è responsabile della situazione italiana: chi direttamente e chi perché è sempre stato disinteressato del proprio territorio. Non importa neppure chi è dedito a cambiare poiché il cambiamento deve partire e coinvolgere tutta la popolazione affinché, un domani, potremmo essere tutti fieri di essere italiani.