La sigaretta va a scuola
Secondo i dati più recenti provenienti dell’indagine Iss-Doxa, in Italia, nel 2014, fuma il 23,8% delle persone di età maggiore ai 15 anni, corrispondenti a circa 14,3 milioni di cittadini italiani.
L’indagine ha rilevato che il 34,5% dei baby-fumatori inizia a fumare prima del diciottesimo anno d’età, quando frequentano ancora la scuola. I giovani fumatori prendono il vizio sotto l’influenza degli amici: si fuma perché “lo fanno tutti”.
La sigaretta danneggia indiscutibilmente sia chi la fuma, sia chi ne inala il fumo, è facile pensare alle ragioni per non fumare, allora, perché fumano i giovani?
I motivi per i quali un adolescente può iniziare a fumare sono molteplici ma non del tutto chiari.
Sospesi tra il mondo dell’infanzia e quello adulto, i ragazzi spesso sperimentano la “prima sigaretta”, simbolo e anticipazione dell’età adulta. Oltre al desiderio di trasgredire le regole, inoltre entra in gioco la consuetudine familiare per cui il ragazzo trova normale il fumo perché vede i genitori fare altrettanto. Inoltre sembra che la sigaretta faccia innalzare l’autostima del fumatore.
Il fenomeno del fumo colpisce anche la nostra scuola, ogni giorno è possibile incontrare numerosi studenti che, durante l’intervallo e non, accendono l’ennesima sigaretta giornaliera, nonostante la legge in vigore dal 12 settembre 2013 estenda il divieto del fumo anche nelle aree all’aperto di pertinenza delle istituzioni scolastiche. Essa comprende anche sigarette elettroniche e stabilisce conseguenti sanzioni con pagamento nell’ipotesi di violazione del divieto da parte di tutti coloro (studenti, docenti, personale Ata, esperti esterni, genitori, chiunque sia occasionalmente presente nei locali dell’Istituto) che non osservino il divieto. Dunque, dopo tutto ciò che stato detto, sorge spontanea la domanda: qual è la validità di una legge se non viene rispettata nemmeno all’interno di una piccola istituzione come la nostra?
Simona D’Amico e Chiara Mineo.