La mafia uccide solo d’estate
10 dicembre 1969. Palermo, Viale Lazio. Bernardo Provenzano, Totò Riina e altri quattro picciotti penetrano in un edificio e regolano i conti con Michele Cavataio. Mentre si compie uno dei più violenti assalti di Cosa Nostra, nel piano di sotto viene concepito Arturo.
Questa è la storia di un ragazzo nato nella realtà palermitana degli anni ’70 le cui vicende si intrecciano con i fatti dell’epoca, che durante il film non passano mai in secondo piano. Fatti…di mafia.
È mafia la prima parola ad essere pronunciata dal piccolo Arturo, e mafia è la parola che ripetutamente compare nel corso della sua esistenza, a scuola, a casa, in strada e in televisione. La storia è ispirata alla vita del conduttore palermitano Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, regista e attore protagonista già famoso per il suo programma Il Testimone che va in onda sul canale MTV. Anch’egli, come Arturo, ha vissuto nel pieno della stagione stragista vedendo morire tanta gente con cui spesso era entrato in contatto.
Il film segue le avventure del protagonista innamorato della bella Flora fin dalle elementari e i suoi tentativi di conquistarla fino alla giovinezza. L’amore per la ragazza lo spinge ad intraprendere l’attività di giornalista che gli permetterà di essere molto vicino ai tristi episodi di mafia del tempo.
Egli incontrerà figure quali il magistrato Rocco Chinnici, Boris Giuliano, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e il politico Salvo Lima, tutte vittime di Cosa Nostra.
La pellicola riesce a rappresentare magistralmente un capitolo buio della storia del nostro paese filtrandola attraverso l’innocenza di un giovane che, pur appartenendo a quel mondo, non ne fa parte. Questa storia è prima di tutto un’opera di denuncia sociale nei confronti della popolazione che per tutta la durata del film è assopita, risponde passivamente alla violenza quotidiana, ignora ciò che accade davanti ai loro occhi. La paura e l’omertà cadono solo nel finale quando Palermo scende in piazza a protestare in seguito all’uccisione di Falcone e Borsellino. Il risveglio dei manifestanti coincide con la maturazione del protagonista che si unisce definitivamente con l’amata Flora, anche lei presente al corteo.
Il presidente del senato Pietro Grasso ha detto in occasione della prima:
È il film sulla mafia più bello che abbia mai visto.”
Stefano Morana