Giacomo Giardina “ultimo dei futuristi”
Nato a Godrano nel 1901 frequentò le prime due classi elementari sotto la dura guida del padre, maestro elementare, anche se con scarsissimo profitto. In giovinezza si dedica al pascolo delle pecore nelle campagne di Godrano, rimanendo per diversi mesi lontano dalla propria famiglia. Negli anni venti viene attratto dalla poesia e comincia a scrivere le prime liriche ispirate alle campagne di Godrano e Bagheria, con queste prime liriche si fa conoscere nell’ambiente culturale palermitano. Affascinato dalla corrente futurista, nel 1927 comincia una corrispondenza con Marinetti. Nel 1931 l’editore Vallecchi pubblica il suo primo volume di liriche “Quand’ero pecoraio ” con la prefazione di Marinetti. Nel 1944, di seguito alla morte di Marinetti, Giardina interrompe la sua attività poetica per fare il venditore ambulante a Godrano, dove però tiene anche discorsi, elogi in occasione di matrimoni, battesimi, feste religiose del paese etc, ma nel 1959 a seguito di un articolo di Francesco Carbone che lo scuote e lo risveglia nell’intelletto, ricomincia a scrivere, abbandonando il mestiere di venditore ambulante. Nel luglio del 2009 Antonino Russo ha pubblicato il libro “Giacomo Giardina. Il poeta bucolico-futurista” presso ISSPE di Palermo. Muore a Bagheria nel 1994.
Giuditta La Vecchia
Bagheria Anni 30
La rozza mano di Godrano/ seminava largo il pugno di grano:/ nel fermento istantaneo m’afferro e prendo presto radice./Dalla fertile terra rialzata di Monte Ciancaldo/ io ti guardo o spettacolosa Bagheria:/ ti guardo timido dalla cima tra le foglie/ carnose del fico d’india/tra il fruscio increspato delle spighe/ad onda come illusione di mare:/che poi scopro: mare verde/che realmente si specchia a sera/e risplende nel golfo d’ Aspra/come messaggio con le parole del vomere…./A piazza Palagonia i Mostri barocchi/ trebbiavano ricordo:/giravano pesanti sull’ aia virgiliana/al grido tremante antico garibaldino:/io da vero poeta-analfabeta/sì rivivo Virgilio unito a Bagheria in Paradiso:/lo canto con spontaneo slancio d’ amore/al sole al vento all’ agrore prezioso del limone…./e la paglia vola coprendo il fossazzo creando la mezzaluna bianca/per la serenata…../Lirico il mio primo arrivo:/non più timido carico e ispirato/brucio come una foresta/ dirigendo col braccio-albero caldo l’orchestra/ dei suoni-voci-colori/nell’ampiezza panoramica lineare/ risalta vivo-esclusivo il limoneto che corre verso il mare:/ il fiore e il frutto s’uniscono a tutto il mondo!/ Carri carri siciliani ciancianano e tintinnano/ laggiù lungo le strade:/ spade corazze criniere impeto di scene guerriere/esaltano insieme Andrea Cuffaro eroe/ nome glorioso di riscossa/ che accende spiritualmente la rivolta/ del popolo Bagherese che ora dà fuoco casotto/ per casotto contro il “comune chiuso”/ mentre Salvatore Paladino primo socialista/ dostoevskijano sempre coraggioso-antimafioso/parla sotto la mitraglia…./ Agrore e rossore e mani impressionanti/ di popolane allargano il succo tempestoso/ del pomodoro su ampie tavole:/ la storia e il colore ai nuovi poeti e pittori bagheresi!