Virginia Balistreri
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Virginia BalistreriPartecipante
“L’essenziale è invisibile agli occhi”1
Ormai da secoli si abitua la gente a classificare una persona in base all’aspetto fisico, discriminando chi non rientra nei loro canoni di bellezza perfetti. Per essere accettati nella società bisogna rispettare delle regole:• Non essere troppo grasso;
• Non essere troppo magro;
• Non avere uno stile personale, ma essere sempre alla moda vestendo uguale a tutti gli altri.
• Non essere troppo basso;
• Non essere troppo altro;
• Vestiti in base al tuo sesso;
• Se sei donna ti devi truccare;
• Se sei donna devi curare il tuo corpo;
• Se sei uomo non puoi truccarti;
• Non puoi avere piercing, tatuaggi o capelli colorati altrimenti sei un drogato;
• Se sei donna non puoi avere un taglio di capelli etichettato da “uomo”;
• Se sei uomo non puoi avere i capelli lunghi;
• Se sei donna è preferibile che tu abbia un seno né troppo prosperoso né troppo minuto;
• Devi possibilmente avere un naso alla francese;
• Non devi avere labbra né troppo carnose né troppo sottili;
• Devi avere delle sopracciglia curate;Tutto ciò lo trovo snervate. Dio! Perché la gente non può essere se stessa? Chi ha istituito questi canoni? Perché sono così importanti per la gente? Ma soprattutto: Perché la gente li teme così tanto da seguirli? Che poi, in certi casi, per seguirli si paga un prezzo troppo alto, che non sarà risarcito con l’approvazione degli altri.
Purtroppo non posso dire di non aver mai bullizzato nessuno.
In prima media nella mia scuola giunse una nuova alunna, veniva da Palermo. Era una bambina un po’ corpulenta. Veniva tutti i giorni con un’acconciatura diversa, era sempre piena di elastici e di fermagli colorati. La soprannominavamo “aliena” perché ai nostri occhi era strana, le piaceva studiare, alzava sempre la mano ed era vogliosa di apprendere. Per dei bambini cresciuti in un paesino vecchio e ignaro era anormale che un bambino avesse voglia di studiare.
Fin dal primo giorno iniziarono le voci, che si spansero per l’intero istituto. In quella scuola non eravamo mai stati tanti, ci conoscevamo tutti da quando eravamo in fasce, così non fu difficile che nel giro di un giorno tutti i primini sapessero di questa strana bambina. Io la conobbi qualche giorno dopo, mi si presentò con una stretta di mano.
Cominciammo a screditarla. Prima storpiandole il cognome, poi parlando alle sue spalle. La isolammo. Tornavamo a casa raccontando di questa strana bambina con i codini e le guance paffute. Questo atto di bullismo non durò molto, ma abbastanza da farmi vergognare di ciò di cui ero stata partecipe. Con il tempo questa ragazza è cambiata adeguandosi ai canoni di bellezza, ma anch’io cambiai. Diventammo amiche. Lei faceva il possibile per seguire alla lettera questi canoni, io, al contrario, cominciai a smettere di farlo. Le chiesi più volte perché si truccasse e vestisse in un certo modo, eppure lei continuava a ripetermi che lo faceva per se stessa. Tutt’ora le credo ben poco. Con il tempo tutti cambiamo, maturiamo, da un lato non posso incolpare la me di quattro anni fa per aver contribuito a quegli atti, ero piccola, cresciuta con una mentalità non proprio aperta, e sottomessa alle idee di un gruppo di bambini spaventati tanto quanto me. Se potessi tornare indietro cambierei le scelte che ho fatto, direi a quella bambina che era perfetta così, le farei i complimenti per i suoi bizzarri codini e la sua personalità fuori dal mio comune. Ma non si può tornare indietro nel tempo, possiamo solo migliorare il futuro. E non è una cosa facile.1. Antoine de Saint-Exupéry
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