Festival del trash o specchio della società?
– di Giuditta La Vecchia
Il 62° Festival della canzone italiana conferma ciò che, agli occhi di molta gente, era già apparso negli scorsi anni: troppo trash e troppa volgarità.
Come ogni anno, nella seconda settimana del mese di febbraio, si è svolto il Festival di Sanremo, una kermesse che, secondo la sua più antica denotazione servirebbe a decretare la canzone migliore tra le gareggianti.
Negli ultimi anni, però, pare che il Festival abbia perso la genuinità. Si è parlato, anche in passato, di piccoli incidenti, scandali o irregolarità riguardanti soprattutto il risultato finale della competizione canora: il Festival di Sanremo 1980, ad esempio, sarà ricordato per la vittoria di Toto Cutugno con la canzone “Solo noi”, ma anche per un bacio lungo ben 45 secondi sul palco, tra i conduttori di quell’edizione del Festival Roberto Benigni e Olimpia Carlisi, oppure nell’edizione del Festival di Sanremo del 1987,quando a Patsy Kensit, cantante degli “Eight Wonder”, durante l’interpretazione di “Will you remember”, una spallina del vestito scivola dalla sua spalla facendo così intravedere il seno, o ancora, nel 1996 la vittoria al Festival di Sanremo toccò a Ron in coppia con Tosca con la canzone “Vorrei incontrarti tra cent’anni”.
Mai come quest’anno il festival sarà ricordato per le molte cadute di stile! Cominciando dal monologo dell’eccellente cantante Adriano Celentano, che non si può dire sia stato un altrettanto eccellente oratore, dato che molti lo hanno accusato di scarsa sensibilità nei confronti di coloro che credono in Dio e nell’autorità della chiesa, tralasciando poi alcune sue parole poco eleganti.
Per non parlare poi del caso “ farfallina”. Che dire questo Festival di scalpore ne ha fatto tanto, ma delle canzoni? Chi ne parla? Chi ne ha parlato?
Tutti questi avvenimenti hanno distolto l’attenzione da quelle che dovevano essere le vere protagoniste di questo festival, cioè le canzoni. Poco si è parlato, infatti, dei contenuti sempre più attuali e che riportano sempre più ciò che la nostra società sta diventando.
A contrapporsi, infatti, al pensiero del molleggiato vi è il testo della canzone di Emma, vincitrice di questa edizione della kermesse; un inno a Dio affinché non si dimentichi di chi ha paura a realizzare i propri sogni, come quello della famiglia e della paternità o maternità in questa società che non dà più certezze.
Oppure la tematica così attuale della prostituzione citata nella canzone del giovane cantautore Pierdavide Carone scritta a quattro mani con uno dei più bravi cantautori di sempre, Lucio Dalla.
Proprio queste canzoni dovrebbero farci riflettere sulla vera importanza del Festival di Sanremo e dovrebbero farci tralasciare tutto il resto.