Carenza di senso civico al D’Alessandro

 

 

Lunedì 30 gennaio sono stati convocati dalla preside Angela Troia i rappresentanti di tutte le classi del terzo piano della sede centrale. La preside e lo staff di presidenza hanno sentito l’urgenza di riunire i rappresentanti nella biblioteca della scuola, per avere un confronto sulla grave carenza di senso civico che riguarda i ragazzi dell’istituto, in particolare quelli del terzo piano.
Il primo tema affrontato dalla preside è stato quello dell’irrispettosità verso i bagni della scuola. I collaboratori scolastici a fine giornata puliscono bagni che sono in condizione pietose.
“Ogni lavoro nobilita l’uomo” – ha detto la preside, riprendendo le parole di una donna che dopo essere stata docente ha trovato lavoro come collaboratrice scolastica. Dunque, ogni lavoro merita rispetto. Noi studenti  “non centrando il vasino” manchiamo di rispetto innanzitutto ai collaboratori scolastici. E in secondo luogo, manchiamo di rispetto a noi stessi, perché la scuola è per noi una seconda casa.
È inaccettabile che dei liceali non sappiano rispettare la più semplice delle norme di comportamento. Di conseguenza, è naturale domandarsi se alcuni di noi liceali siano veramente adolescenti oppure bambini dell’asilo travestiti da liceali.
Il secondo tema affrontato dalla preside è stato quello riguardante il fumo.
Vengono trovati in bagno e nel cortile della sede centrale decine di mozziconi di sigarette.
L’articolo 51 della legge del 3 gennaio 2003, riportato anche nella circolare redatta all’inizio dell’anno, vieta di fumare negli ambienti scolastici. È una regola che non dovrebbe essere difficile da comprendere. Però, alcuni studenti del nostro liceo si ostinano a non rispettarla. A tal proposito le cause possono essere solo due: o scelgono deliberatamente di non rispettare una legge, oppure sono veramente dei bambini dell’asilo che non avendo ancora imparato a leggere non hanno potuto capire la circolare.
È stato chiesto a noi studenti di cambiare mentalità. Smettere di fare gli omertosi. Perché osservare dei ragazzi e delle ragazze che fumano e non denunciarli significa essere omertosi. Stare in cortile durante la ricreazione con i propri amici che fumano e non ammonirli significa non fare il proprio dovere civico.
La scuola educa ragazzi e ragazze ad essere cittadini e cittadine. E un bravo cittadino se vede un illecito lo denuncia, in qualsiasi caso. È anche vero che nella società in cui viviamo trasgredire un divieto, che è legge, ha delle conseguenze.
Per l’errore del singolo paga il singolo.
Allora, la scuola non deve prepararci anche a questo? Chi trasgredisce consapevolmente una regola, non è giusto che venga punito?
Eppure, all’incontro è stato detto che nonostante siano stati visti degli alunni mentre fumavano, e di questi si sappiano nome e cognome, non si vuole ricorrere alle sanzioni pecuniarie. Secondo la dirigenza i metodi punitivi non sono educativi.
Ma come possiamo essere incentivati a cambiare mentalità, a non essere omertosi, se dall’alto non si trasmette il messaggio che in una comunità chi infrange le regole deve assumersi le proprie responsabilità?
La sanzione non dev’essere intesa come gesto fine a stesso, ma come atto educativo. Sanzionare vuol dire fare la propria parte nel patto di corresponsabilità tra cittadini e autorità.
In conclusione, si devono impegnare per il bene della collettività tutti coloro che vivono la scuola in prima persona. Noi studenti non trasgredendo le regole e denunciando chi non le rispetta. I collaboratori scolasti e i docenti controllando che le regole vengano rispettate.

Gabriele Carra

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