Un diritto negato dal dovere
Condannata a 4 anni di carcere è la giornalista 37enne Zhang Zhan, per aver documentato la pandemia a Wuhan. È stata accusata di aver diffuso informazioni false sull’epidemia di Covid-19 a Wuhan e giudicata colpevole di «avere provocato litigi e danni» per le sue critiche alla gestione della crisi da parte del governo di Wuhan. I suoi resoconti raccontavano una gestione della crisi nell’epicentro della pandemia peggiore rispetto a ciò che divulgava il governo cinese, che in generale durante i mesi più gravi della crisi ha censurato testimonianze e manipolato il discorso pubblico per ridurre la percezione della pericolosità del virus. Lei è stata la prima a raccontare dei corridoi degli ospedali affollati di letti, delle strade vuote, andava nei forni crematori per cercare di quantificare le vittime, facendo vedere Wuhan nelle sue condizioni reali, più terribili e disastrose rispetto a come veniva mostrata ai telegiornali o descritta sugli altri giornali. Mentre i media statali attribuivano il successo nel contenimento del coronavirus alla leadership, Zhang Zhan documentava tutto ciò attraverso video su Youtube, interviste ai residenti, commenti e riprese da crematori, stazioni ferroviarie, ospedali e dall’Istituto di Virologia. Un’organizzazione statunitense per i diritti umani, MailOnline, ha dichiarato che la 37enne è stata punita «per avere fatto esattamente ciò di cui il mondo aveva un bisogno disperato: riferire sulla pandemia da Wuhan», dove ha avuto inizio, nel dicembre dello scorso anno.
Quello su cui bisogna riflettere è che questa grande donna non ha fatto altro che esercitare la sua libertà di parola, cercando di mostrare la cruda e grave realtà della situazione, e questo non è affatto un reato, ma un dovere verso l’umanità. Bisogna elogiare persone del genere, non reprimerle e soffocarne le voci.
Marilisa Spinella & Alexandra Hriscu